Nel cuore di Firenze, tra i profumi del cuoio e del tessuto grezzo, nasce una delle realtà più interessanti della moda sostenibile italiana. Marta Rossi, designer e fondatrice di “TerraMia”, racconta come ha trasformato una piccola idea in un marchio riconosciuto per stile, etica e trasparenza.
Da un’idea nata in cucina a un atelier riconosciuto
“Ho iniziato con una macchina da cucire ereditata da mia nonna e un rotolo di lino toscano”, racconta Marta con un sorriso. “Volevo creare abiti belli, ma anche giusti — per chi li indossa e per chi li produce”. Dopo i primi mercatini artigianali, il progetto ha trovato spazio online e un pubblico internazionale sensibile al made in Italy etico.
La sfida della sostenibilità nella moda italiana
La moda italiana è sinonimo di lusso e tradizione, ma anche di grandi sfide ambientali. Marta spiega che il punto chiave è la tracciabilità: “Non basta dire sostenibile, bisogna dimostrarlo. Ogni nostro capo ha un QR code che racconta dove è stato prodotto e da chi”.
Lezioni di impresa e consigli per i giovani designer
Quando le chiediamo cosa consiglierebbe ai giovani imprenditori, risponde senza esitazione: “Non inseguite la perfezione, ma la coerenza. Il consumatore moderno sente la verità, e la verità è il miglior marketing”.
Il futuro del brand
“Voglio che ‘TerraMia’ resti piccola ma forte, radicata in valori reali. Sogno una rete di laboratori femminili che ridiano dignità al lavoro artigianale.”
Un’intervista che dimostra come l’Italia, anche nel XXI secolo, può essere un punto di riferimento mondiale per la bellezza consapevole.